Il ritorno dei campioni
di Francesca Galluzzo
 

cresce il numero degli ex agonisti che a fine carriera proseguono l'attività tra i Master come testimoniano le esperienze dell'azzurra Roberta Crescentini e degli olimpionici Ryk Neethling e Oleg Lisogor

 

Movimento amatoriale, ma non troppo, dotato di spirito goliardico, ma solo fino a un certo punto. Si è spesso abituati a considerare il mondo Master come il volto più giocoso e meno impegnato del nuoto nostrano, ma se questa definizione poteva andare bene fino a qualche anno fa, sempre di più al giorno d’oggi pare allontanarsi da quella che è la realtà di questo fenomeno, sempre più caratterizzato dalla presenza di ex agonisti. Per spiegare in poche e semplici parole questo cambiamento, che come tutti i movimenti di massa presenta numerose sfaccettature, si potrebbe parlare di professionalizzazione del mondo Master.
Sempre più atleti sono, infatti, coloro che lasciano le gare assolute per incompatibilità con gli studi universitari, per l’impossibilità di concentrarsi sull’attività sportiva a tempo pieno o semplicemente per diminuire i carichi di allenamento; inoltre, in quella che potremmo definire una sorta di punta dell’iceberg, l’ala professionistica del mondo Master ha iniziato sempre più spesso ad annoverare ex campioni di calibro mondiale o addirittura ex olimpionici. Un esempio fra tanti è quello del sudafricano Ryk Neethling, primo atleta sudafricano a prendere parte a quattro edizioni consecutive dei Giochi Olimpici, da Atlanta 1996 fino a Pechino 2008, medaglia d’oro con la 4x100 stile libero ad Atene 2004, edizione in cui arrivò quarto nella gara individuale. Dopo il ritiro Neethling ha comunque deciso di proseguire nella sua carriera da nuotatore passando alle competizioni Master. Era uno degli atleti più attesi ai Mondiali di Riccione 2012, dove era prevista la sua partecipazione nei 50 stile libero categoria M35, ma alla fine non si è presentato ai blocchi di partenza.
Non si può dire lo stesso di Oleg Lisogor, ranista ucraino che gli appassionati della vasca ricorderanno per i due titoli mondiali individuali di Fukuoka 2001 e di Melbourne 2007. Nei suoi anni di attività agonistica ha collezionato qualcosa come 51 medaglie in competizioni internazionali (Mondiali, Europei e Universiadi) mancando solamente il podio per tanti versi più ambito, quello olimpico.
Divenuto Master, a Riccione ha gareggiato e vinto nella sua specialità con il crono di 28”85, tempo di un secondo e tre decimi inferiore rispetto a quello del secondo classificato, ma di un secondo e sette decimi superiore rispetto al suo record Mondiale risalente ai Campionati Europei di Berlino 2002. Mezzi Master e mezzi agonisti, per dirla in breve, sono invece gli svedesi Lars Frolander e Stefan Nystrand, il primo medaglia d’oro a Sydney 2000 nei 100 farfalla e due volte argento con la 4x200 stile libero, il secondo detentore dei primati mondiali dei 50 e 100 stile libero in vasca corta. Il loro è un caso leggermente diverso rispetto a quello degli altri perché i due negli ultimi anni hanno preso parte a diverse competizioni Master, ma allo stesso tempo hanno partecipato proprio la scorsa estate all’Olimpiade di Londra. Sarebbe possibile vedere anche da noi, in Italia una cosa del genere? La risposta è no, e non perché non ci sarebbero atleti interessati ad un doppio tesseramento, Master e agonistico, bensì perché è il regolamento stesso a non permetterlo. Regole e categorie a parte, ciò che più può destare curiosità nel ritorno in vasca di tanti campioni che decidono di dedicarsi alle competizioni amatoriali è l’aspetto più personale, quello legato alle motivazioni che spingono un atleta che da agonista ha raggiunto il top a rimettersi in gioco, a tornare in acqua non più per lavoro, ma solo per divertimento. Di questo e di altri aspetti della vita di quelli che potremmo chiamare i “Master Olimpici” ne parla Roberta Crescentini, ex nazionale azzurra, sesta classificata nei 50 rana ai Mondiali di Fukuoka nel 2001. Roberta, che ha militato costantemente nell’Italinuoto per circa cinque anni, ha abbandonato l’agonismo nel 2004 e dopo sette anni di stop pressoché assoluto è tornata in acqua due anni fa con i Master della Larus Nuoto, la stessa società per cui gareggiava da professionista. «Non bisogna pensare che chi torna a gareggiare da Master lo faccia per le stesse motivazioni per cui gareggiava da agonista; per quanto mi riguarda l’ho fatto per la nostalgia che avevo verso quegli aspetti della vita quotidiana che riguardano la vita di uno sportivo. Mi mancavano gli allenamenti, ma sopra a tutto il resto mi mancava l’andare a gareggiare. Avevo smesso di nuotare quando ero ormai arrivata a un punto di quasi totale rifuto rispetto alla vita da atleta, per cui una volta abbandonata l’attività agonistica per sette anni non ne ho più voluto sapere del nuoto. Poi il gruppo Master della piscina in cui lavoravo mi ha invitato a partecipare a qualche allenamento con loro; me ne sono bastati due per chiedere quando avrei potuto fare la prima gara».
Se, dunque, non è la voglia di gareggiare a cambiare, ciò che muta è l’approccio alle competizioni. «La voglia e le motivazioni sono sempre le stesse, ma è chiaro che il livello di tensione cala notevolmente», spiega ancora la Crescentini, che nonostante l’alto livello dei risultati ottenuti in passato spiega di non essere quasi mai stata un’atleta a tempo pieno. «Anche durante gli anni in cui nuotavo in Nazionale ho sempre affiancato un lavoro agli allenamenti. Facevo la segretaria per otto ore al giorno nella piscina in cui nuotavo e mi allenavo per quattro ore, due prima del lavoro e due dopo, ad esclusione del mercoledì in cui lavoravo e basta. Nello sport professionistico so che il mio è un caso raro, ma la scelta di ritagliarmi una vita normale in mezzo a quella fatta di allenamenti e collegiali mi ha permesso di svolgere l’attività sportiva nel modo migliore, tant’è vero che quando ho smesso di lavorare per dedicarmi solamente al nuoto ho perso in breve tempo la voglia di allenarmi e, di conseguenza, ho abbandonato l’attività. Quello che prima per me era un divertimento, qualcosa che facevo solo perché mi piaceva e perché mi dava soddisfazioni, si era trasformato di punto in bianco in un lavoro, una cosa che sentivo di fare perché ero obbligata. Da lì gli allenamenti si sono fatti sempre più pesanti, i sacrifici hanno cominciato a farsi sentire e la piscina, intesa come tutto ciò che riguarda la vita di un nuotatore, mi è diventata insopportabile. Ora le cose sono diverse, sono tornata a nuotare, ma nel modo che piace a me, tre volte alla settimana, per un’ora e mezza circa. In più, non avendo l’obbligo di fare risultato, posso variare stili e distanze. Ho ricominciato a fare un po’ di stile libero e di delfino, anche se la prima gara della mia carriera Master sono stati, tanto per cambiare, i 50 rana».
Si finisce poi a parlare degli obiettivi di questa stagione. Ora che l’evento con la e maiuscola, i Mondiali di Riccione, è ormai archiviato, ora che detiene il record Mondiali Master M35 nei 50 rana sia in vasca lunga che in vasca corta, il primato europeo nei 50 e nei 100 farfalla e nei 100 rana, cosa rimane come punto di arrivo per una nuotatrice che proprio del gareggiare ha fatto la sua passione? «Per il momento non ho un obiettivo particolare. Mi ero preparata bene per Riccione perché sapevo che sarebbe stato un bell’evento con tanti partecipanti, e poi essendo in Italia era anche comodo da raggiungere. L’anno prossimo ci saranno i Campionati Europei in Olanda, ma saranno a settembre e partecipare vorrebbe dire continuare ad allenarsi per tutta l’estate, per cui penso che, a meno di decisioni dell’ultimo minuto, non vi prenderò parte.
Quest’anno quindi, gareggerò semplicemente pensando a un meeting alla volta, senza pormi obiettivi a livello di tempo o di risultati particolari, anche perché, da questo punto di vista, ho già fatto quello che dovevo fare».

Copyright Dino Schorn - Design by Matthew