Open Water, il nuoto in versione estiva

Ritirate le corsie in attesa dell’inizio della nuova annata agonistica il prossimo autunno,
molti nuotatori master si trasferiscono dai piani vasca alle spiagge

 
di Francesca Galluzzo

 

Finisce la stagione della piscina e inizia quella del nuoto in acque libere, una disciplina in un certo senso parallela al nuoto di vasca che ha iniziato proprio in questi anni a prendere
piede anche nel panorama Master. Diffcile stabilire se a lanciare il movimento siano state le vittorie europee e mondiali dei nazionali italiani o semplicemente la voglia di continuare a nuotare anche a stagione conclusa, sfruttando il cambio di ambiente per mettersi alla prova in una nuova disciplina.
I numeri sono ancora piuttosto ridotti, ma bisogna considerare che la capienza di atleti per ogni gara di nuoto in acque libere è molto più ridotta di rispetto a quella di una competizione in piscina. Per fare un paragone numerico, se a un trofeo di nuoto di medie dimensioni il numero di partecipanti si aggira intorno ai 600, per una gara di open water lo stesso tipo di competizione non potrebbe andare oltre al centinaio di atleti. Non si può, poi non tener conto del fatto che
nelle gare in mare del circuito FIN al di fuori di pochi trofei e dei Campionati Italiani, atleti Master e agonisti gareggiano quasi sempre insieme, rendendo così ancora più improbabile la crescita del numero dei partecipanti di entrambe le categorie. L’apporto del settore Master alle gare di acque libere, seppur ancora inferiore rispetto a quello dato al mondo della piscina, è comprovato anche
dall’aumento del numero di competizioni che si è avuto in questi ultimi anni, in concomitanza proprio con la crescita del movimento Master in Italia. Roberto Bertagna, da tre anni delegato provinciale FIN per la provincia di La Spezia, spiega che «fino a pochi anni fa buona parte delle dodici gare di nuoto in acque libere organizzate ora nella provincia spezzina non esistevano e il solo evento di grande portata era la tradizionale Coppa Byron. Con l’aumento degli atleti in gara è riuscito a crescere anche il numero delle competizioni, che necessitano di un numero sempre più alto di partecipanti per potersi autofinanziare con i proventi delle iscrizioni. Il calendario federale comincia ancor prima dell’inizio dell’estate e si conclude, come ogni anno, con il trofeo Master Sprint di Sestri Levante, che quest’anno sarà il 24 settembre». La gara di Lerici, intitolata al vigile del fuoco e nuotatore Angelo Noceti, deceduto sul lavoro per soccorrere un ragazzo durante un incendio, si presenta come la tipica competizione del calendario federale. Circa 100 gli iscritti, per l’esattezza 103, poco più di 90 i partecipanti. Presenta un percorso gara, da ripetere due volte, di forma triangolare, la soluzione più comune usata nelle gare nazionali e internazionali in questi ultimi anni, con uno dei tre angoli coincidente con il molo di Lerici, punto di partenza e di arrivo della gara, l’altro con la diga naturale di fronte alla cittadina di San Terenzio, e il terzo in mare aperto. All’interno dei 5 chilometri di percorrenza previsti per la doppia attraversata di questo
tratto del Golfo dei Poeti, sono compresi due passaggi davanti alla spiaggia della Venere Azzurra e un doppio transito del recentemente inaugurato miglio blu. Roberto Figoli, organizzatore della manifestazione per conto della società sportiva Lerici 1954, spiega le difficoltà a cui bisogna far fronte per organizzare una gara di open water. «Per prima cosa è necessaria la coordinazione degli organizzatori con la Capitaneria di porto, che mette a disposizione alcune delle imbarcazione per il controllo della gara, poi ci vuole l’approvazione del Comune, del Comitato Provinciale della FIN e, nel caso si debba organizzare la gara all’interno di un parco naturale, come spesso accade nella provincia di La Spezia per la presenza del parco marino delle Cinque Terre, della direzione degli stessi parchi». A proposito degli atleti che hanno preso parte alla manifestazione racconta, invece, che come in buona parte delle gare in mare, «si tratta di una gara con bacino d’utenza composto principalmente da atleti Master, con soltanto il 10% circa
dei partecipanti provenienti da una società agonistica. Il livello della gara non può che essere molto disomogeneo e capita, allo stesso tempo, di incontrare l’amatore al suo primo anno di attività sportiva accanto a ex nazionali di nuoto e di fondo come la spezzina Monica Olmi». Nata nel 1970, Monica partecipò a soli 14 anni alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, classificandosi sesta nella finale negli 800 stile libero. Dopo alcuni anni passati prima nella Nazionale di nuoto
giovanile, con cui ottenne la vittoria nei 200 farfalla ai Campionati Europei Junior, poi in quella assoluta, la Olmi decise, trascinata dal fratello maggiore Roberto, di lasciare la piscina per dedicarsi al nuoto in acque libere. Il cambio di disciplina la proiettò in una sorta di seconda carriera, culminata nella convocazione nella Nazionale assoluta di fondo in occasione dei campionati Europei del 1993 e dei Mondiali di Roma del 1994.
Parlando sul bordo vasca della piscina della Venere Azzurra di Lerici, Monica, oggi atleta Master, racconta di aver ricominciato da poco più di un anno l’attività sportiva, che attualmente, però, si riduce alle sole gare nella zona di La Spezia. Niente Campionati Italiani e niente, tanto meno, Mondiali o Europei Master.
«Dopo una carriera agonistica in cui ho girato il mondo per il nuoto, non riesco più a concepire l’idea di spostarmi per prendere parte a grandi manifestazioni. Ho già fatto quello che dovevo fare da agonista e ora per me lo sport non è altro che un gioco e un modo per mantenermi in forma e in salute. Da agonista ho vinto svariati titoli italiani sia giovanili che assoluti, per cui in un certo senso si può dire che la mia parte l’ho già fatta, adesso lascio spazio a chi, invece, per svariati motivi punta principalmente sulla carriera Master». Nonostante quello che i più potrebbero pensare, il nuoto in acque libere non è soltanto una disciplina estiva, ma al contrario presenta una varietà di manifestazioni che va molto oltre i trofei più classici come il Memorial Noceti di Lerici. A raccontare della tradizione, delle origini e di quello che oggi sono diventate le gare amatoriali di nuoto di fondo, una sorta di circuito per alcuni versi parallelo a quello ufficiale, è Franco Lo Cascio, responsabile nazionale FIN del fondo per il settore Master e, come quasi sempre accade in questa categoria, atleta lui stesso. «Al di fuori dei classici trofei estivi organizzati dal settore federale del nuoto di fondo agonistico, esiste un circuito invernale di gare in mare. A differenza di quanto si possa pensare dall’esterno, le gare non si svolgono nel Sud Italia, dove il mare, anche di inverno, è più caldo, ma sono organizzate per la quasi totalità in Liguria e in Toscana. La temperatura media dell’acqua si aggira intorno ai 15 gradi nel mese di dicembre, quando hanno inizio le competizioni con la classica gara della Vigilia di Natale, e di 11 gradi a fine marzo/inizio aprile, quando il circuito si chiude con l’ultima gara il giorno prima di Pasqua. Si tratta, ovviamente, di percorsi molto più brevi rispetto alle comuni gare di fondo e mezzofondo, un chilometro al massimo, nuotati senza, però, l’ausilio di mute». L’origine di questa disciplina, di cui va specificato il carattere esclusivamente amatoriale, risale all’incirca alla metà degli Anni ’60, un periodo buio del nuoto in acque libere, giunto a seguito della morte di un ragazzo durante una gara nel lago di Iseo e alla conseguente sospensione delle competizioni agonistiche, giudicate troppo pericolose per gli atleti che vi prendevano parte. Era il 1967 e in concomitanza con la proibizione federale di organizzare trofei in acque aperte era nato una sorta di circuito parallelo ufficioso, che faceva capo alla F.I.A.N. (Federazione Italiana Amatori Nuoto) affiancato alla Federazione Internazionale responsabile di organizzare le maratone in mare come la classicissima Capri-Napoli e l’ormai sospesa Lido di Venezia-Piazza San Marco. Una tradizione ancora più antica fa risalire, invece, le gare invernali ad un periodo anteriore agli Anni ’30, quando le piscine esistevano soltanto nelle grandi città come Roma e Milano e tutti coloro che volevano dedicarsi all’attività natatoria erano costretti a nuotare in mare, qualunque fosse la stagione.

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