Una gara da record

Al termine della prova mondiale in acque libere di tre chilometri gli atleti classifcati sono stati 1899 con alla partenza ben 2400 iscritti

 
di Francesca Galluzzo

Sono 1899. E per chi c’era, per chi ha visto, per chi ha nuotato o per chi l’ha anche solo sentito raccontare da qualche amico lì presente, basterebbe dire questo senza aggiungere altro. Quello che raccontiamo ora lo raccontiamo per gli altri, per quelli che magari non ne avevano nemmeno sentito parlare e che forse quel 1899 con cui siamo partiti l’ha scambiato per qualche data importante, per l’inizio di qualche rivoluzione o chissà cos’altro. Cioè 1899 atleti classificati, e già così suonerà più chiaro. Tre chilometri da percorrere nelle acque poco profonde del mar Adriatico, un titolo mondiale in palio. I dati ufficiosi e le voci che girano dicono che si tratti della più grande gara di nuoto in acque libere di sempre. Questo per il momento non è dato saperlo con certezza, ma quel che rimane di certo è che si tratta della gara in mare con il maggior numero di iscritti nella storia dei Mondiali Master, all’interno della più grande edizione di sempre, del più grande evento Master di ogni disciplina sportiva. Tanti i personaggi degni di nota che si sono alternati nelle batterie da circa cinquanta atleti alla volta, una ogni quarto d’ora. Due i giorni di gare anche se, inizialmente, tutti i partecipanti sarebbero dovuti scendere in acqua nella giornata di domenica. Come spesso accade nelle gare Master sono stati i rappresentanti delle categorie centrali a farla, numericamente, da padroni, con 239 partenti nella sola categoria M45 maschile e le 100 atlete della categoria M35 femminile, anche se l’attenzione di molti si è catalizzata sulla manciata di ultra ottantenni che si sono cimentati nell’impresa con risultati anche degni di nota. In vasca, è vero, capita anche di incontrare degli atleti categoria M90 o simili, ma se tra le corsie e il mare c’è una bella differenza, tra un 50 stile o una 3 km ce n’è ancora di più. Un’edizione da record, dicevamo, come conferma Stefano Maestri, organizzatore di un Mondiale che passerà alla storia del nuoto, che il giorno dopo la conclusione della rassegna iridata racconta pregi e problemi di questa tre chilometri, la gara con più iscritti. «La gara in mare è quella che, in un certo senso, ci ha maggiormente preso in contropiede perché negli ultimi dieci giorni di apertura delle iscrizioni il numero dei partecipanti è praticamente raddoppiato e salito ben oltre i numeri che ci aspettavamo. Ci siamo ritrovati con 2400 accreditati e a questo punto la FINA, per ovvi motivi di sicurezza, ci ha imposto di dividere la gara in due tranche, unica alternativa a quella di non farla del tutto, visto che non era possibile garantire l’incolumità di tutte quelle persone se fossero scese in acqua in una volta sola. Per noi si è trattato di un problema solamente dal punto di vista organizzativo perché abbiamo dovuto in pratica raddoppiare gli sforzi in termini di barche e personale addetto alla sicurezza, mentre un pochino peggio è andata ad alcuni atleti che avevano in previsione di partecipare ai 400 stile libero sabato perché un piccolo gruppo si è ritrovato costretto a saltare la gara. Va detto, però, che si è trattato di un numero veramente esiguo, mentre per tutti gli altri non ci sono stati intoppi di alcun genere».
Gli iscritti erano 2400, 1899 i classificati, in mezzo qualche defezione e qualche ritiro, ma tutto da previsione. «E’ normale che in una gara del genere ci possano essere dei ritiri, ma eravamo preparati a qualsiasi evenienza con un ospedale da campo allestito sulla spiaggia. Ognuno dei ritirati è stato immediatamente trasportato a riva, dove lo aspettavano dei medici per gli accertamenti. In ogni caso, per essere ancora più sicuri di non correre rischi, abbiamo preparato un campo gara non troppo lontano dalla riva in cui la profondità dell’acqua non superava mai i due metri e mezzo. Inoltre, con gli atleti così vicini alla spiaggia, è stato anche possibile per il pubblico seguire la gara con una discreta visibilità».

Un bilancio nella sua totalità assolutamente positivo, con lo stesso Maestri che assicura che «se un mese prima dell’inizio delle gare mi avessero chiesto di firmare per un risultato del genere l’avrei fatto ad occhi chiusi». Un risultato impressionante per una gara impressionante sia nel suo successo che nelle sue dimensioni, una gara che difficilmente troverà eguali nelle edizioni future, parola del presidente della FINA, che a manifestazione conclusa, ha tenuto a spiegare agli organizzatori di Riccione che mai la federazione Internazionale si era trovata a confrontarsi con numeri tanto grandi e, nonostante la riuscita del Mondiale, non sarà più reso possibile, in futuro, ricreare una situazione simile. Un Mondiale che resterà nella storia, una gara, quella in mare, resa unica dalle sue impensabili dimensioni, rese tali , sembra scontato dirlo, da ognuno dei suoi 1899 atleti e per questo proprio alle parole di uno di loro, Mauro Chiesa, lasciamo il compito di raccontare la gara dei record. «Aver partecipato a questo Mondiale per me significa aver realizzato un sogno. Ancora di più quando penso a quella che è stata in questi anni l’avventura della mia fantastica squadra: iniziata dal nulla e quasi per caso da una “malsana” idea buttata lì, tanto per, un caldo pomeriggio di un ormai lontano agosto del 2006. Penso che lo spirito Master voglia significare essere parte di quella che può essere considerata una grande famiglia, allargata
in tutto il mondo e con in comune un unico obiettivo: divertirsi nuotando.
Questo spirito si è visto e percepito fin dal primo momento in cui siamo entrati allo Stadio del nuoto di Riccione. Per una settimana, una grande atmosfera di festa, bandiere e colori di tutto il mondo hanno accompagnato ore e ore di gare non stop. Personalmente, al posto delle gare in piscina ho preferito affrontare i 3 Km di fondo in acque libere. Una gara un po’ diversa dal solito, ma che ci tenevo a fare. Volevo provare a confrontarmi con la mia capacità di non arrendermi, di stringere i denti, di sorprendermi e di non mollare.
Anche a livello di allenamento, penso che preparare gare del genere ti aiuti mentalmente a rapportarti con la confusionaria società di oggi. Bisogna fare dei sacrifici, essere precisi, costanti e continuativi se si vogliono ottenere dei risultati. E allora via: bracciata dopo bracciata, gambata dopo gambata, respiri e rimetti la testa sott’acqua. Sono sempre gli stessi movimenti fatti milioni e milioni di volte. E in quegli attimi sei da solo, contro il tempo, contro la fatica, contro gli avversari, ma soprattutto contro i tuoi limiti e con i muscoli che iniziano a bruciare, contro un cronometro che va avanti ma sta lì ad aspettarti, contro la forza dell’acqua, tua amica e nemica nello stesso tempo. Sei da solo. Resisti, ma vai avanti, da solo. Poi, la cosa più bella sono gli amici e i compagni di squadra; non importa il risultato, quando li vedi all’arrivo là ad aspettarti ti rendi conto di essere comunque parte di qualcosa di grande, di un gruppo che è tale in vasca, ma anche fuori. Ora, calato il sipario e svuotatosi lo Stadio del Nuoto si ritorna alla vita di tutti i giorni, ma tutto quanto vissuto in questo Mondiale non smetterà mai di riempire il cuore a me e a tutti noi che abbiamo partecipato e che amiamo questo sport».

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