Nuoto in acque libere

NUOTO IN ACQUE LIBERE, STORIA di PASSIONE
Dal 1975 ad oggi, Franco Lo Cascio racconta come si è evoluto un movimento in continua crescita

 
di nuotoacqueLibere.com

La rinascita del movimento del nuoto in acque libere in Italia la si può far risalire al 1975, grazie al sodalizio tra Franco Lo Cascio e Vittorio de salsi, ideatori ed organizzatori del primo circuito di gare lungo la Penisola. Il duo sperimenta con successo la Cavi-Sestri Levante a Genova sulla distanza di 2,7 chilometri (tanti per quel periodo) e, sino al 1983, organizza e coordina in un circuito diverse competizioni presenti lungo l'intero territorio italiano. Tra queste vi è la famosa nutata Longa a Fano, quest'anno giunta alla 40ª edizione. La Federazione Italiana Nuoto a quel tempo non riconosceva le gare in mare a seguito di un incidente occorso in passato e se un agonista tesserato partecipava ad una gara di nuoto in acque libere, veniva automaticamente squalifcato dalla Federazione. Questo aspetto costrinse gli organizzatori ad etichettare appositamente gli appuntamenti in acque libere come “gare non competitive”, permettendo così di far partecipare i nuotatori tesserati.

Negli anni a seguire, il movimento crebbe in maniera esponenziale, tanto da attrarre anche della stessa Federazione che nel 1986 organizza un proprio circuito Grand Prix e costituisce una Nazionale di specialità. Gli atleti che hanno fatto la storia recente del movimento sono numerosi, ad esempio Fabrizio Pescatori, Luca baldini e Viola Valli tra gli anni '90 e l'inizio 2000, sino
all'indiscusso plurimedagliato di oggi Valerio Cleri, eletto migliore atleta di specialità dalla LEN e dalla FINA, rispettivamente gli organismi internazionali del nuoto europeo e mondiale. Negli Anni '80 lo staff della nazionale non era strutturato come è oggi. Tutto era ancora da sperimentare, compito che con successo è stato assolto dall'attuale Commissario Tecnico, Massimo Giuliani.
La scelta operata dalla Federazione di affdare a Giuliani il settore fu decisa con l'obiettivo di compiere un salto di qualità. Oggi i risultati dell'Italia di nuoto di fondo parlano da soli e sono esplicativi del lavoro realizzato: nel 2010 la Nazionale Italiana si è aggiudicata l'oro ai Mondiali in Canada ed agli Europei in Ungheria.

Parallelamente all'evoluzione del movimento, si è verifcata anche la nascita del nuotatore Master. Questi corrispondeva nella pratica ad un nuotatore amatoriale, oggi invece il nuotatore Master è prevalentemente un'atleta agonista che vive una seconda vita sportiva, e che può ottenere di conseguenza appaganti risultati sia in gara sia a livello di socializzazione. Franco Lo Cascio, membro di commissione ed organizzatore FIN, sottolinea l'evoluzione del movimento ricordando che «agli inizi non esistevano le categorie Master di oggi con suddivisioni in categorie con intervalli di 5 anni, ma era stilata una classifica assoluta che differenziava tra atleti tesserati da quelli amatori. La suddivisione in 5 anni permette di premiare più partecipanti e generare più attenzione e business... specialmente nelle manifestazioni internazionali». Lo Cascio prosegue affermando che «a differenza di oggi, lo spirito era molto goliardico e dopo ogni traversata si faceva aggregazione e si festeggiava l’impresa compiuta in qualche ristorantino tipico del luogo». Anche i tracciati erano sostanzialmente diversi: i percorsi erano studiati in modo da dare comunque un senso all’impresa fatta, caratterizzate dall'andare via mare da un paese all’altro, oppure con l'obiettivo del periplo di qualche isola, dove la corrente a favore o a sfavore con la quale fare i conti era la normalità. «Oggi invece - sostiene Lo Cascio - si tende ad omogeneizzare i percorsi, rendendoli tutti uguali e a volte non sembra neanche d'aver cambiato mare, tanto sono identici i circuiti tra loro. La sicurezza ed il numero in aumento dei partecipanti, però, lo impone».

Un altro cambiamento vissuto in questi ultimi 35 anni è che una volta il movimento contava pochi praticanti, «capaci di interpretare le onde, le correnti e di fare la rotta giusta senza bisogno di corsie o boe ogni 200 metri. A differenza d'allora, oggi il numero è aumentato in modo esponenziale, molti provengono dalle piscine e mancano di formazione adeguata, si perdono facilmente nel grande pelagos ed allora occorre riempire il mare di segnalazioni. D’altra parte, con più gente in acqua occorre stare molto più attenti alla sicurezza e controllare bene tutti», precisa  Lo Cascio. La crescita del movimento del nuoto in acque libere italiano non coinvolge la sola Federazione ma, anche altri Enti Sportivi, come quelli locali o di paese, che promuovono ed  organizzano gare in mare, in lago od in fumi, con circuiti realizzati per i più diversi appassionati, sino ai Cimenti invernali realizzati fuori stagione di balneazione. Lo Cascio commenta che «è un bene avere un'ampia scelta, adatta ai differenti livelli. Meglio ancora per la promozione della cultura di questo sport se gli eventi amatoriali si sviluppano su tracciati brevi e più sicuri, anche se magari solamente folkloristici. Non reputo  positivo quando invece si scimmiotta la Federazione, con distanze lunghe e accettando in gara nuotatori improvvisati, che potrebbero avere serie difficoltà e crearne di conseguenza».

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